Antonio Savino Damico

Biro. Ovvero bello, imprevedibile, cosi’?

di Sergio Calatroni


La penna biro. Ne ho avute tante e perse altrettanto. E’ una penna democratica. 
Costa il giusto. Dura il tanto che basta. 
Funziona. 
Non ha immagine e per questo e’ un' icona. 
Il suo caso dimostra l’esistenza della presenza assenza. 
Viene chiamata anche penna a sfera. 
Questo nome ha del magico. La sfera e’ un solido enigmatico e sfuggente. Totale perfezione. Assoluto tondo. La punta della biro e’ una microsfera d’acciaio che spartisce l’inchiostro, che diventa sotto il tratto della mano, parola, messaggio, quindi memoria.
La biro non si spunta. Funziona quasi sempre alla perfezione. 
Smette di scrivere se cade di punta dall’alto. Allora e’ finita. 
S’inceppa la sfera. 
La scrittura esce storpiata, a tratti spezzati. 
Cosi’ la biro viene messa da parte senza rimorsi e dispiaceri.
Con questa penna si e’ fatto di tutto. Per sparare pezzettini di carta umida contro un vetro della finestra di stanza d’albergo in un giorno di pioggia 
a Parigi. Un mini vaso verticale per steli d’erba. Il tappo di plastica della biro 
e’ uno strumento anti stress. Viene morsicchiato. Meglio lui che le unghie. Alcuni passano a morsi anche buona parte della cannuccia. Con la biro hanno firmato cambiali, sentenze di reati comuni, certificati di matrimonio e assegni falsi, romanzi. Scritto teoremi. Lettere d’amore. Boetti ha disegnato a piccoli tratti tanti aeroplanini che volano in un cielo blu Bic in direzioni diverse. 
E’ la dimostrazione della versatilita’ dello strumento e dell’inventiva 
degli umani. Eterna incertezza della mente che passa tramite la mano 
alla penna e al foglio. Cosi’ nascono gli scarabocchi e gli inganna tempo.
Ne ricordo di assoluti, di Piero Fornasetti, che li chiamava “disegni al telefono” pronunciato nella dizione in lingua francese, il che dava un’aura di eleganza d’altri tempi. Memorabili quelli di Giacometti sui bordi di quotidiani dei bar, punteggiati di macchie di olio d’insalata. 
Nessuno si e’ preso la briga di conservarli. 
Meglio cosi’. 
Il disegno d’artista e’ l’encefalogramma della sua mente volatile. 
Questa va e viene come le onde del mare e le nuvole in cielo. 
Che neanche le montagne si sognano mai di fermare.

A voi, “Biro Show”.

Tokyo 26 Ottobre 2010