Mostre Personali
- Mostra personale Doppie Simmetrie - Da Venerdi 1 Febbraio 2019 , fino a Mercoledì 13 Febbraio. Orari Lun-Ven dalle 9.00 - 12:30 13:30 -22, Sab-Dom dalle 10 alle 22:00. Spazio Ex Fornace in via Alzaia Naviglio Pavese 16.
- Mostra personale di arte visiva - Da Sabato 6 Ottobre 2012 , fino a Domenica 14 Ottobre. Orari dalle 9.30 alle 20:00, in via Savona 99.
- Mostra Antonio Damico - Sabato 21 Aprile 2012 alle ore 18.30
- La mia tavolozza
- Baumgarten e l’arte figurativa moderna
Locandina Mostra
Antonio Savino Damico
Fino all’espressionismo i disegnatori, i pittori, gli scultori hanno creduto che le loro opere dovessero essere ‘rassomiglianti con la realtà’, anche se percepivano di rappresentare qualcosa di ‘nascosto’,qualcosa di invisibile agli occhi, qualcosa che vede solo il ‘terzo occhio’, quello che sta in mezzo alla nostra fronte. Leonardo afferma che l’arte del pittore consiste nella ‘mirabile imitazione della natura’. In verità tutte le opere figurative, di tutti i tempi e di tutte le culture, sono atti creativi , che pur rassomigliando a immagini reali, sono delle novità inesistenti nel reale. Sono ‘oggetti’ nuovi che entrano nell’immaginario collettivo come ‘oggetti’ mai visti prima,belli,mirabili,prodotti da una maestria difficilmente imitabile. Baumgarten sembra essere stato (1750) il primo a sostenere che l’arte (in verità parla più in generale di estetica) sia una scienza, una forma di conoscenza autonoma dalla scienza razionale, conoscenza sensitiva, aurorale, poliedrica, polisemantica che attinge al ‘carattere’ delle cose particolari, mentre la conoscenza razionale cerca di giungere all’universale. Questa idea vale ancora, non è obsoleta. Anzi solo la modernità l’ha recepita in pieno, fino in fondo. L’idea che emerge da tutta l’arte moderna, a partire dall’espressionismo, assieme a tutti gli altri ’ismi’, è che l’opera figurativa non è più obbligata nei limiti della ‘verosimiglianza col reale’, della documentazione o celebrazione, dell’insegnamento per immagini. Può continuare a farlo naturalmente, ma senza alcun obbligo. E’ stato un meraviglioso atto liberatorio, una delle più grandi conquiste intellettuali del ventesimo secolo. Non è ancora una conquista della grande maggioranza purtroppo. Molti sono fermi al ‘com’è bello, sembra vero!’ L’artista oggi sa di compiere atti creativi puri, di produrre una conoscenza di aspetti sconosciuti. La sua opera, se è fatta di oggetti mai visti, anche se possono evocare oggetti reali naturali o creati da altri artisti, diventa una ‘scoperta’ e una ‘ricerca’ analoga a quella delle scienze cosidette esatte. Picasso ha detto più volte che ‘trovava’, ‘scopriva’. Mirò ha persino detto che la sua ricerca lo portava, a volte, a scoprire ‘per caso’, come succede anche nelle scienze ‘esatte’. Sembra diventare più difficile capire il valore, la sincerità, l’onestà di un’opera. Può sembrare tutto ‘possibile’, arbitrario, ingiudicabile. Non è così. Anche le opere più informali hanno una ‘coerenza interna’ che si percepisce e che è fatta di ‘regole’. Un fisico,per esempio, studiando Pollok, ha osservato che le sue opere hanno una struttura frattale, cioè sono ‘autosimili’ andandando da un piccolo particolare all’intero quadro. Le regole, in questo caso, regole che impediscono l’arbitrio, che emerge comunque dall’incoerenza, dalla insincerità, dalla bruttezza del lavoro, non possono essere date una volta per tutte, come nelle scienze ‘esatte’. Ci vuole sempre cultura, cioè studio, esperienza, educazione, per poter ‘capire qualcosa’. Mi sembra però di poter dire che i criteri di riconoscimento sono sempre gli stessi in tutti i tempi e in tutti i luoghi: la bellezza, la novità, la maestria, la non facile riproducibilità di oggetti simili ma nuovi, anche se è difficile e relativo definire bellezza e novità. Veniamo al quadrato nero su campo bianco di Malevic (arriverà al quadrato bianco su bianco). Si tratta di un lavoro sorprendente, assurdo, provocatorio. Ci sono stati e ci sono anche oggi opere di questo tipo: tele di colore uniforme, enormi tavole di legno senza alcun segno o colore,I buchi su cartone fatti con un cacciavite..... Si tratta di lavori totalmente privi di bellezza, novità, maestria, facilmente riproducibili. Esiste infatti una corrente di pensiero secondo la quale le opere d’arte non devono essere nè belle, nè significative. Si tratta di una conclusione inaccettabile perchè esprime la pretesa di una libertà assoluta cioè senza regole, senza limiti, senza riferimenti. Queste provocazioni hanno tuttavia un aspetto molto interessante: producono un vero diluvio di parole. Di fronte a queste opere tanto vuote , banali, volgari, facili, dove invece istintivamente e giustamente ci aspettiamo la bellezza, il sublime, l’ineffabile, il miracolo, la meraviglia, la maestria, i cervelli si mettono in moto per cercare di ‘capire’, di ‘spiegare’ ...I discorsi, i ragionamenti,i racconti, quando sono sinceri, onesti, sensati diventano più importanti delle opere. Anche gli artisti che producono tali opere parlano senza fine. A volte dicono cose interessanti, importanti, sembrano però filosofi, sociologi, pedagoghi, politici.... Un’opera ‘riuscita’ parla da sé. Le parole possono aggiungere senso e comprensione, non possono sostituire. Va infine rilevato che la maggior parte delle parole, in questo caso, sono vuote e false. Sono una truffa.